LAVORATORI STAGIONALI: LA BUROCRAZIA FRENA L’AGRICOLTURA ITALIANA
Ancora una volta, il settore agricolo italiano si trova in bilico a causa di un nemico ben noto: la burocrazia. A pochi giorni dalla scadenza del 30 novembre per il caricamento delle istanze relative ai lavoratori stagionali extracomunitari, Confagricoltura lancia l’allarme. Nonostante la finestra temporale di un mese, aperta dal 1° novembre, la nuova procedura informatizzata si è rivelata un ostacolo più che un supporto per le aziende agricole. Interconnessioni con banche dati diverse come Unioncamere, Agenzia delle Entrate e Catasto, unite a frequenti disservizi del portale, hanno reso quasi impossibile rispettare i tempi previsti, in virtù di una necessaria “trasparenza” che sacrifica la funzionalità a vantaggio della complessità. Non è la prima volta che la Confederazione si trova a difendere gli agricoltori dalle inefficienze del sistema. Già nel 2022, in occasione della revisione delle quote per i lavoratori stagionali, Confagricoltura aveva chiesto interventi urgenti per semplificare le procedure. Lo stesso scenario si è ripresentato nel 2023, con ritardi nell’erogazione dei fondi della Politica Agricola Comune (PAC), che avevano bloccato numerosi investimenti già pianificati dalle aziende. La richiesta odierna di una proroga di almeno 15 giorni o di un ampliamento della finestra prevista per gennaio 2025 non è solo una soluzione temporanea. È un appello a rivedere l’intero approccio burocratico. Le aziende agricole si trovano già a fare i conti con costi in aumento, cambiamenti climatici e la difficoltà di reperire manodopera qualificata; aggiungere ulteriori ostacoli amministrativi rischia di minare un settore strategico per l’economia nazionale. Confagricoltura ha dimostrato in più occasioni di essere disposta a collaborare con le istituzioni, proponendo soluzioni pratiche per snellire i processi senza sacrificare la legalità e la trasparenza. Nel caso specifico, l’adozione di sistemi informatizzati più intuitivi e l’integrazione con strumenti già in uso presso le aziende potrebbero fare la differenza. La speranza è che il Governo accolga questa richiesta di buon senso, evitando di lasciare migliaia di aziende senza la forza lavoro necessaria proprio nei mesi cruciali per la produzione agricola. Un ulteriore ritardo nella risposta potrebbe rivelarsi fatale non solo per il comparto, ma per l’intera filiera agroalimentare, che dipende dai lavoratori stagionali per garantire qualità e quantità delle produzioni. È tempo di agire con pragmatismo. Le scadenze burocratiche devono essere alleate e non nemiche degli imprenditori agricoli. La produttività del nostro settore primario dipende anche da questo.